Free Julian Assange; Assange libero

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Manifestazioni in tutto il mondo l’11 febbraio per la liberazione di Julian Assange

Il caso di Julian Assange

Julian Assange è un giornalista e attivista australiano, detenuto da oltre 10 anni in uno dei penitenziari più duri di Londra.

Nel 2006 creò una società, la quale rivelava notizie segrete riguardanti gli Stati Uniti d’America (le bombe in Yemen, la rivoluzione in Cina, scandali petroliferi, etc.). La società passò anche diverse informazioni ad importanti giornali e pubblicò un video violento, oltre che un diario segreto, sulla guerra.

Tutto ciò mise in allarme la sicurezza americana, e Assange fu rinchiuso in Inghilterra dove, ancora oggi, aspetta di essere estradato negli Stati Uniti. Qui rischia una pena a 175 anni di carcere e la condanna a morte.

Gli avvocati impegnati nella sua difesa, ci fa sapere Sara Chessa (giornalista sarda che segue il caso Assange direttamente da Londra), stanno tentando di ribaltare la situazione. Nel corso della sentenza di primo grado, infatti, la Corte Suprema aveva negato l’estradizione esclusivamente per motivi di salute. Ma, in realtà, dietro questa decisione potrebbero esserci altre motivazioni che si stanno cercando di chiarire.

I legali di Assange si sono rivolti, inoltre, alla Corte Europea dei Diritti Umani richiedendo un suo intervento, dal momento cha la detenzione di Assange è una chiara negazione del diritto di libertà di parola per i giornalisti e un’intimidazione a non “seguire il suo esempio”. 

La giornalista sarda ha anche dichiarato che, secondo fonti certe, alcuni fatti utilizzati come capo d’accusa sarebbero stati inventati e racconta la fuga di Assange in Islanda dove fu perseguitato da alcuni agenti dell’FBI. In quest’occasione il ministro Johanson avrebbe intimato agli agenti di lasciare il Paese, dichiarando il suo appoggio al giornalista.

Le manifestazioni per la liberazione di Assange

Il caso ha avuto grande rilevanza nel mondo del giornalismo, e Assange è diventato il simbolo della libertà di parola dei giornalisti.

Numerosissime sono state le manifestazioni pacifiche organizzate a suo sostegno. L’ultima proprio l’11 febbraio, in occasione del Global Carneval For Assange. Migliaia di giornalisti si sono riuniti nelle principali città del mondo.

Anche a Cagliari decine di persone si sono ritrovate di fronte alla scalinata del Bastione San Remy.

All’“evento” hanno aderito numerose associazioni: Potere al popolo; Rifondazione Comunista; Unione Popolare; Associazione Difensori della Natura; Associazione Culturale Casa Saddi; CSS – Confederazione Sindacale Sarda; Associazione Terra di Canaan; PCI – Partito Comunista Italiano; Il Collettivo Comunista di Nuoro; Sardegna Pulita; Unione Sindacale di Base; ambientalisti e naturalmente, giornalisti. Ricordiamo infatti che l’Ordine Nazionale dei Giornalisti si è pronunciato per la liberazione e la non estradizione di Julian Assange.

A partecipare anche Donna Ambiente Sardegna, associazione che già diverse volte si è fatta portavoce della causa di Assange. Essa ha, infatti, indetto negli scorsi mesi diverse manifestazioni, tra cui due a Roma: una di fronte all’Ambasciata Britannica e l’altra a Piazza del Popolo per chiedere l’aiuto del Papa.

Sul “palco” si sono susseguiti vari interventi dei rappresentanti di queste associazioni, i quali hanno espresso le loro considerazioni riguardo la condizione del giornalista.

Assange ha solo fatto il suo lavoro nel miglior modo possibile, anche dal punto di vista etico” – dichiara Aldo Lotta, che riguardo la situazione di Assange continua – “È stato accusato di spionaggio. Ma ciò in Inghilterra non prevede l’estradizione.”

La situazione di Assange è sintomatica di quello che si vive nel mondo, ovvero che si può fare quello che si vuole su un individuo. E perché ciò viene fatto su Assange? Perché ha tirato fuori delle verità pesantissime sulla modalità di azione degli Stati Uniti e di tanti altri governi, e poi perché purtroppo è stato lasciato da solo. La stampa internazionale, italiana e mondiale lo ha abbandonato. Nessuno ha preso posizione contro la violazione della libertà di parola e alla sua tortura” – sono, invece le parole di Rosalba Meloni, che denuncia l’omissione di notizie (non solo riguardo il caso di Assange). E aggiunge – “È impensabile che non ci siano organizzazioni internazionali che, di fronte ad un attacco alla libertà di informazione, non prendano posizione contro questa vergogna non solo nei confronti della libertà di espressione ma anche nei confronti del giornalista australiano, su cui si sta perpetuando una tortura quotidiana che lo porterà ad una fine, perché un essere umano non può vivere in quelle condizioni”.

La sua unica colpa è aver detto la verità sull’Occidente, cosa che molto spesso non avviene sia per quanto riguarda notizie più ‘minori’ che di importanza maggiore o mondiale” – dichiara il giornalista Simone Spiga. Sara Chessa, in collegamento telefonico da Londra, dopo aver aggiornato sulla situazione afferma – “Sicuramente le cose sono cambiate dal 2019 ad oggi. Grazie a queste manifestazioni il primo ministro australiano Antony Albanese ha intavolato un dialogo con gli Stati Uniti. Non si sa molto su come questo stia andando, ma in tanti abbiamo fiducia che le operazioni di dialogo per la liberazione di Assange siano in corso. E, inoltre, queste manifestazioni posso aiutare a spingere il governo italiano ad intervenire e quello australiano a continuare la sua battaglia”.

Gli interventi si sono alternati a momenti musicali, grazie alla partecipazione di Andra Giga e Andrea Andrillo. I due cantanti hanno proposto diverse canzoni sul tema della libertà, tra queste “I Shall Be Released” di Bob Dylan.

Sicuramente questa manifestazione è stata solo un primo passo per, come dice Sara Chessa “sensibilizzare la società civile sul fatto che la persecuzione che sta subendo Julian Assange è una persecuzione contro i diritti di tutti noi”.

E i giornalisti insieme alle associazioni aderenti non smetteranno di chiedere la liberazione di Assange, tramite l’organizzazione di altre manifestazioni (la prossima si terrà il 25 febbraio). Soprattutto perché la sua liberazione sarà, in qualche modo, la “vittoria” per il nostro diritto di parola.

Nel video l’intervista ad Angelo Cremone, Sardegna Pulita.

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2023-02-17
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