
Autogrill di Fiano Romano (RM), 23 dicembre 2020. Matteo Renzi, leader del partito Italia Viva, e Marco Mancini, agente segreto del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), si incontrano in un luogo appartato della piazzola di sosta e parlano tra di loro per quaranta minuti. Una donna, un’insegnante, che si trova lì per caso, registra parte dell’incontro con il suo cellulare. In seguito, la signora decide di inviare i due video, della durata di circa trenta secondi ciascuno, alla redazione di Report (il programma televisivo della Rai incentrato sul giornalismo investigativo), dopo aver visto la puntata del 12 aprile 2021, dove si affronta il tema della crisi di governo che vede Renzi come protagonista. Report utilizza i filmati per realizzare la puntata del 3 maggio 2021, intitolata Babbi e spie, durante la quale Giorgio Mottola, noto giornalista del programma, intervista l’autrice delle riprese. La donna, che ha espresso la volontà di voler rimanere nell’anonimato, dichiara in questa e nelle interviste successive di aver ripreso l’incontro tra i due uomini perché Mancini, di cui non conosceva l’identità, le sembrava “un uomo losco” e il fatto che parlasse con Renzi la preoccupava. È l’inizio del Caso Report: di lì a poco, infatti, la Procura di Roma, nel tentativo di risalire all’identità dell’insegnante, acquisisce i tabulati telefonici di due giornalisti del programma: Sigfrido Ranucci, che ne è l’autore e il conduttore, e Giorgio Mottola, che ha realizzato il servizio.
Da subito sono intervenuti la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, i quali ritengono che quest’azione vada contro la Costituzione e i criteri deontologici della professione. Infatti, l’acquisizione dei tabulati telefonici violerebbe in primo luogo il diritto di cronaca, garantito dall’articolo 21 della Costituzione Repubblicana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. In secondo luogo, l’intervento della Procura di Roma costituisce anche una violazione del segreto professionale e della tutela delle fonti, come recita l’articolo 2 (Diritti e doveri) della legge professionale 69/1963: “E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori”.
Il 26 novembre 2022, il segretario dell’USIGRai Macheda e il presidente della FNSI Giulietti (in accordo con Bartoli, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, e con Lorusso, segretario generale della FNSI) si sono recati presso la redazione di Report per esprimere la loro solidarietà a Ranucci e a tutti i suoi colleghi e per garantire l’intervento degli organismi di categoria, anche in sede legale. Il 6 dicembre 2022 Giulietti, Macheda e Spadari, segretaria dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, sono stati ricevuti da Fuortes, Amministratore Delegato della Rai, che ha mostrato l’interesse del servizio pubblico nel garantire e rispettare la Costituzione e l’etica deontologica della professione.
Per ribadire ulteriormente la tutela del segreto professionale, delle fonti giornalistiche e del diritto di cronaca, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, con l’adesione del Comitato Esecutivo del CNOG, ha indetto un sit-in che si svolgerà nella giornata del 14 dicembre a partire dalle 9.30 a Roma, nei pressi del Centro di produzione Rai di via Teulada.
Irene Masserano