Che belle le elezioni! In genere appannaggio dei paesi democratici ma le scimmiottano anche in Iran e Russia, per dire. Poi bisogna fare i conti con le regole del gioco. Ad esempio, se vuoi giocare a calcio, a meno di non fare il portiere, non puoi prendere la palla con le mani. Quindi non mi capacito, posto che tutti i politici conoscono il meccanismo di voto delle elezioni europee che in Italia hanno un vergognoso sbarramento al 4%, per quale motivo Matteo Renzi e Carlo Calenda non abbiano unito le “forze” per cercare di superare la soglia. Oltre a sparire loro, hanno danneggiato Renew Europe che ha visto ridurre i propri europarlamentari. Se ne è già parlato in questo articolo:
Andiamo per ordine. Chi ha vinto? Dipende dal contesto. Se parliamo di europee, destra e sinistra italiane si equivalgono. Vi diranno che ha vinto la Meloni (che si è candidata ovunque per rastrellare qualche voto in più) che non andrà a Bruxelles e Strasburgo e continuerà “a far danni” in Italia. Vero è che FdI ha preso un paio di punti percentuali in più rispetto alle politiche ma i suoi alleati hanno avuto un tracollo: Lega meno quattordici seggi (e poteva andare pure peggio senza Vannacci candidato in tutti i luoghi e in tutti i laghi); Forza Italia, che ancora ostenta le reliquie di Berlusconi nel simbolo, ha mantenuto i seggi. La sinistra invece ha fatto qualche passo avanti fino a pareggiare i seggi italiani delle destre. Buona affermazione di Alleanza Verdi e Sinistra con europarlamentari di qualità, anche se si continua ad attaccare Ilaria Salis per dei vecchi precedenti “anarchici”.
E le elezioni amministrative? Per la destra un disastro, dal momento che ha perso quasi tutti i ballottaggi. Dove è riuscita ad arrivare ai ballottaggi. Perché la destra ha pure perso al primo turno come nel caso di Cagliari dove il sindaco Massimo Zedda (Progressisti, PD, AVS, M5S e tante altre formazioni) si è imposto con un rotondo 60%. Ma in Sardegna la tendenza è quella, dopo la vittoria della prima Presidente donna, Alessandra Todde (M5S) alla guida di un’ampia coalizione di centrosinistra.
In Europarlamento la crescita dei conservatori potrebbe non produrre gli effetti sperati dalla Meloni. Infatti, si profila la riedizione della vecchia maggioranza Ursula (socialisti e democratici, popolari e liberali). Qualcuno vorrebbe un allargamento a destra, qualcuno verso i Verdi (e sarebbe un bene per le politiche sulla transizione ecologica). Probabilmente ci si accontenterà di qualche voto di volta in volta, alla bisogna. Nel frattempo, è fuga dei partiti nazionalisti e identitari dal gruppo diretto dalla Meloni verso quello di Orban.
E in Francia? Dopo aver gridato al successo di RN, ex Front National della famiglia Le Pen (Marine, Jean-Marie, Marion e ora il fidanzato della nipote di Marine, Jordan Bardella), Salvini e Meloni, si consolano con gli editoriali di Sechi. Anche perché Macron, dopo aver scelleratamente sciolto anzitempo l’Assemblée nationale, è corso ai ripari con dei patti di desistenza con candidati della sinistra. Con un sistema elettorale che prevede nel secondo turno un “triello”, macroniani (Renew Europe) e sinistra hanno messo all’angolo il Rassemblement National. Grazie anche all’affluenza dell’elettorato del 67%, superiore al primo turno e come non succedeva da oltre quarant’anni. Insomma, i francesi vogliono lasciarsi alle spalle i tempi bui che i Le Pen vorrebbero riportare in auge. Anche questa volta gli eredi di Jean-Marie Le Pen, amico personale di SS, accusato di avere praticato la tortura durante la guerra in Algeria e di essere antisemita, resteranno ai margini (come è giusto). Del resto, il pupillo sciupafemmine Jordan deve ancora laurearsi e in Francia i politici hanno una tradizione da École nationale d’administration (ENA), mica come da noi che, se non sono ignoranti, non li vogliamo. Risultato: 182 seggi alle sinistre, 163 ai centristi, 143 alle destre.
Ma le soddisfazioni migliori vengono dal Regno Unito. I laburisti staccano di dieci punti percentuali i conservatori e, grazie a un sistema elettorale uninominale maggioritario (e discutibile), dominano con 412 seggi (maggioranza 326) con un +211 rispetto ai conservatori fermi a 121 con un -250 e i libdem a 72 seggi. Ma ci sono anche i Verdi al 7%, i liberaldemocratici al 12% e gli adepti di Farage al 14,3% (per la prima volta in Parlamento). I britannici tutti si sono ribellati a quattordici anni di politiche destre, alle deportazioni paventate dall’amico della Meloni (lui stesso figlio di immigrati) e decisamente pentiti di aver lasciato la UE.
In USA, intanto, ci si sofferma più sulla tenuta fisica del presidente Joe Biden che sulle balle sparate dal repubblicano Donald Trump (che riuscirà a ricandidarsi nonostante il tentato golpe, i reati finanziari, le violenze varie…)
Di tutto questo e di altro ancora si parlerà a Cagliari mercoledì 17 luglio alle ore 18 con Roberto Castaldi, professore di Filosofia politica all’Università eCampus, Direttore CesUE ed Euractiv.it e Presidente MFE-Toscana con una relazione dal titolo: Quali sfide per la nuova legislatura europea dopo le elezioni europee e le elezioni francesi? in uno degli incontri promossi dal Movimento Federalista Europeo (viale Marconi, 4, primo piano, sala ACLI).

