Alessandra Addari: tra le luci della TV e la vita di tutti i giorni

Ci sono giornaliste e conduttrici televisive che nella vita sono solo questo. Spenta la telecamera si dissolvono nel buio.

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Alessandra Addari invece no. Spenta la telecamera, compare una donna vera con tutti i suoi entusiasmi, idee, progetti, sogni e, a volte, drammi. Prende forma la donna, la professionista, la madre, l’amica, la moglie, ma soprattutto la guerriera dall’anima nobile.

Forse è per questo suo non spegnersi che il suo volto è sempre tra i più noti e amati della televisione sarda.

Nata a Cagliari nel 1964, Alessandra Addari per 19 anni è entrata tutti i giorni nelle case dei sardi, con garbo e innovazione, con la conduzione del programma televisivo “Oggi al Mercato” su Videolina.

Ben prima dell’era social, ha fatto pregustare a migliaia di telespettatori in anteprima le ricette del food locale. La tradizione della cucina e le novità culinarie di chef e cuochi. Una pioniera del “ripreso e offerto” quando ancora le TV nazionali non avevano questi format.

Che effetto le fa oggi tutto questo?

È stata una bella e incredibile avventura. Quando ho iniziato, i miei colleghi mi guardavano con un certo disprezzo perché la cucina era vista come qualcosa legato alle casalinghe e ai programmi di Mike Buongiorno tipo “gira la ruota”; io però avevo voglia di lavorare e accettai con entusiasmo. Dovevo occuparmi dei prezzi del mercato e poi mi venne spontaneo entrare nelle cucine dei ristoranti per chiedere ai cuochi, allora si chiamavano ancora così e non si davano tante arie, che cosa stessero cucinando. Negli anni ho visto cambiare la cucina, il modo di cucinare, sotto i miei occhi. Dalle cotture prolungate, passando per gli stufati, i ragù cucinati dalla mattina presto, dalla demi-glace alla cucina espressa, realizzata con cotture istantanee per non rovinare i prodotti. È tutto cambiato in vent’anni. Quando ho iniziato, non c’era Instagram e anche Facebook aveva conquistato solo un’élite, non era di moda fotografare in continuazione i piatti che si stanno gustando e non c’erano i blogger. Penso di essere piaciuta a chi sono piaciuta, per la mia spontaneità. Me ne sono andata quando il mio lavoro è diventato una routine e stavo perdendo la mia curiosità, certo mi avrebbero potuto aiutare a cambiare e rinfrescare la formula, ma non è andata così. Devo dire che non mi sono mai realmente resa conto di arrivare dentro le case dei sardi in maniera così persistente e mi sono sempre sorpresa di essere riconosciuta per strada, perché uscita dal lavoro mi consideravo e mi considero una qualunque con i suoi affanni quotidiani, la famiglia, le amiche. In televisione sono come nella vita, spontanea. A me la gente piace e penso che tutti abbiano qualcosa da raccontare. Oggi, guardando al passato, vedo solo una giornalista che guarda curiosa dentro ogni pentola, cercando di dare un senso ad ogni piatto come ad ogni sguardo che ho incontrato, ma lo faccio anche nella vita fuori dalla TV.

Alessandra vuole raccontare ai nostri lettori come è nata l’idea di occuparsi di giornalismo e di televisione?

Dunque, io vengo da una famiglia modesta, vivevo in un quartiere popolare di Cagliari e subito dopo il diploma ho iniziato a lavorare per avere qualche soldo in tasca. Ho fatto qualsiasi cosa potesse darmi qualche introito, dalla cameriera, alla dattilografa, baby sitter, ripetizioni di matematica, commessa. Studiavo giurisprudenza e lavoravo, ma per me era normale farlo, mi divertiva avere a che fare con tante situazioni diverse, passare da una cosa all’altra. Ho anche studiato teatro e danza nel frattempo. Il sogno del giornalismo era dentro un cassetto, mi era venuto in mente, pensate, leggendo “Piccole Donne”; oggi mi fa ridere. “Piccole Donne”, ma chi lo legge più? Se lo propongo alle mie figlie si mettono a ridere. Invece, per la mia generazione, era uno dei libri che si leggevano a 12 anni. Insomma, da lì mi è partita l’idea. Naturalmente, era un sogno romantico perché ancora nel 1990, quando ho iniziato a fare questo mestiere, era tutto molto difficile. Si arrivava in una redazione o perché qualcuno ti inseriva, un familiare, un amico, insomma, certo non c’erano scuole e quelle che c’erano costavano un sacco di soldi e io non me le potevo permettere. In verità, è ancora così e anche la gavetta per chi parte da zero come me è rimasta identica, con collaborazioni pagate pochi spiccioli. Io ebbi la fortuna di conoscere un direttore di un’emittente che stava nascendo: Cinquestelle Sardegna. Mi introdusse quasi furtivamente, dicendo che ero una segretaria. Fu una grande emozione. Ricordo che durante le prime interviste tremavo. All’inizio è stato difficile inserirmi, mi sembravano tutti bravissimi, invece avevano solo più esperienza di me. Li vedevo tutti impettiti dentro il loro ruolo, le donne vestite benissimo, io avevo solo vestiti vintage che compravo nei mercatini, perciò mi prendevano per quella “strana”.

Due nomi del giornalismo locale che più di altri, nel bene o nel male, hanno avuto un peso nella sua vita anche professionale?

Ti posso dire una cosa senza apparire una nostalgica? Io ho avuto la fortuna di iniziare quando all’interno delle tv locali e nei giornali c’era un entusiasmo incredibile. Videolina, Sardegna Uno e Odeon Tv erano fucine di talenti. Si facevano programmi interessanti, c’erano personalità come Giacomo Mameli e Riccardo Coco, per non parlare di Gianni Massa che è stato un faro per me come per tanti altri miei colleghi. Le donne emergenti erano rare, ma tutti e tutte cercavamo di realizzare qualcosa di contemporaneo, innovativo, all’avanguardia. Anche perché il pubblico ci seguiva, tutto è cambiato con il digitale. Trovo che oggi il giornalismo sia un po’ stanco e ripetitivo.

Una parola che per suono e o significato  non deve mancare nella sua vita?

Libertà. Per me essere libera è sempre stato importante, a costo di rimanere povera. A volte bisogna rinunciarvi per interessi più alti, come ad esempio mantenere una famiglia, come ho fatto io. Però, senza mai dimenticare che la libertà è il valore più alto: la libertà di espressione, di movimento, di decidere della propria vita, del proprio destino.

Rispetto alle epoche precedenti, trova che il giornalismo e tutta l’offerta che riguarda l’informazione  oggi in Sardegna sia esaustiva? Risponde alle esigenze di lettori e telespettatori?

Cosa manca se manca qualcosa? O di cosa si abusa?

Oggi c’è un gran caos in tutto, giornalisti che non fanno più i giornalisti, blogger, youtuber, Instagram, tiktok, opinionisti e chi più ne ha più ne metta, ma io trovo tutto ripetitivo. Alcuni Format sono vecchi. Tipo i talk show, poi in Italia si urla sempre,  i dibattiti finiscono sempre con un gran bisticcio e ci sono sempre gli stessi opinionisti tuttologi. Che noia. Nelle Tv locali invece i dibattiti sono inutili, perché  ci conosciamo tutti. Secondo te qualcuno può dire realmente ciò che pensa se poi uscendo dalla trasmissione  incontra l’amico di una vita, il compagno di classe, il tipo con cui è in affari  del quale ha parlato male in tv? Quasi impossibile. Le testate on line stanno coprendo un po’ quel vuoto, cercano di raccontare storie vere, ma dovrebbero avere più risorse, perché per poter indagare un caso, parlarne, fare chiarezza, ci vuole tempo, non puoi macinare tutto il giorno servizi, per riempire spazi,  finisci per seguire solo conferenze stampa e convegni che è la cosa più facile. Quello che manca oggi in tv è la realtà che invece viene trasmessa da youtuber o su twitter. Se vuoi sapere realmente cosa sta succedendo devi indagare su queste piattaforme. Penso che i social siano utilissimi, ma se si sanno utilizzare. Senza abusarne o utilizzarli per vomitare sentenze contro tutto e tutti. Se uno vuole essere riconosciuto deve avere una strategia e sapere cosa vuole comunicare e come vuole essere riconosciuto. Spesso invece si parla a vanvera e di tutto a caso. Poi ci sono gli insulti sui social. feriscono è inutile dire di no.

Se mi chiedi cosa manca oggi nell’informazione in Sardegna quindi  ti rispondo solo questo, la qualità. Tutto troppo approssimativo, al risparmio.

In una  biografia  ho letto che c’è stato un capitolo della sua vita molto doloroso dove ha dovuto combattere con una terribile malattia. Vuole raccontare cosa ha vissuto?

Nel 2010 mi è stato diagnosticato un tumore al seno. Un carcinoma infiltrante. E’ stato un colpo terribile, le mie bambine erano piccole e non potevo cercare in loro un sostegno, mia madre era troppo ansiosa per sostenermi. Quindi ho deciso di non dire niente a nessuno e cavarmela da sola con l’aiuto di una mia cara amica, quasi una sorella, Lilli. Insieme siamo andate in ospedale, ascoltato le diverse sentenze. Mi hanno operato tre volte. Ho continuato a lavorare. Uscivo dall’ospedale e andavo a fare riprese. Facevo la chemioterapia e tornavo a casa dalle mie figlie cercando di non farle accorgere che stavo male. Mia mamma si è accorta di quello che stava succedendo solo quando ho perso i capelli, perché mi ero messa una parrucca tutta nera. Insomma le è sembrato che c’era qualcosa che non andava. Alla fine l’ho dovuta consolare io. Così tra un pianto e l’altro in macchina mentre andavo in ospedale o di notte prima di dormire ho passato anche questa.

Mi è andata bene, ma è stato un momento davvero difficile. La paura di morire ti assale ogni volta che devi ritirare i referti dei follow up. La morte si sa non guarda in FACCIA nessuno.

So per certo che ha intervistato migliaia di persone in tutti questi anni. C’ è qualcuno nei vari ambiti della cultura, dello sport o della politica che per lei è stato/a una incredibile  scoperta?

La vita della gran parte delle persone è incredibile, avventurosa, interessante. Solo che non tutti passano in tv o finiscono sui giornali. Ci sono persone che hanno condotto vite straordinarie e coraggiose, hanno contribuito  a far crescere l’umanità a cambiare il destino della  propria famiglia.

Persone che mi sono rimaste nel cuore e con alcune delle quali sono rimasta amica. Ho intervistato ad esempio gli anziani che hanno scoperto il sito di Su Romanzesu a Bitti e mi hanno raccontato cosa c’era al suo interno, prima che arrivassero i tombaroli. Oppure ricordo le lezioni di cucina che mi fece Franco del mitico Ottagono. Se so cucinare la sogliola alla parmigiana lo devo a lui. Poi Itria di Turri che è riuscita a trasformare la sua passione per lo zafferano in un fortunoso affare per lei e per la sua famiglia. Le mille peripezie di Rosi Sgaravatti. La semplicità di Sara Simeoni. Il coraggio di due sorelle che si prendevano cura di due bambini affetti da una malattia rara che li costringeva a letto inermi e ad alimentarsi solo con una sonda. La saggezza di un indiano Sik che dopo aver girato il mondo ha scelto di vivere in un luogo solitario in Sardegna, unico posto per lui dove si può trovare la pace.

L’amore. Quanto è stato o è determinante nella sua vita?

Non essendo io una persona razionale, ho sempre dato molta importanza all’amore che devo dire è arrivato in età adulta. C’è voluto abbastanza tempo perché mi liberassi da stereotipi di genere e dalla confusione tra il contenuto e il contenitore. L’amore mi ha portato a volere due figlie, ad assistere mio padre a non allontanarmi troppo da casa per non lasciare sola mia madre. la voglia d’amore mi ha portato a condividere la vita con una persona speciale.

Giornalista e madre. Quanto è stato o è difficile oggi coniugare le due cose? Rispetto a quando lei era adolescente che differenza rileva fra questa generazione di giovani e la sua?

Difficile. Viviamo in una società che non aiuta realmente la maternità. Si parla tanto, ma si fa realmente poco. E’ una questione culturale. Ad esempio lo sport non dovrebbe costare per i minori, invece si paga tutto e caro. Io ho fatto i salti mortali per cercare di far vivere alle mie figlie una vita normale, ma a caro prezzo. Però rifarei tutto perché a me avere avuto figlie mi è piaciuto molto, mi hanno fatto divertire, piangere, disperare e ancora non è finita, ma sono contenta di aver scelto di averle. I pericoli sono sempre in agguato, come quando io ero ragazza e girava molta droga, tanti miei amici si sono perduti ed ora non ci sono più, oggi i pericoli sono simili i ragazzi si sballano, come dicevamo noi, si rimbambiscono con internet, ho paura che molti crescano impauriti , senza il coraggio di osare.

Progetti futuri? Quale programma televisivo  sogna di ideare e condurre Alessandra Addari?

Mi piacerebbe raccontare il sapere dei sardi e inserirlo in un unico portale, perché rimanga ai posteri.

.Grazie Alessandra

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2023-05-08
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