Editoriale

Marco Pannella, l’ultimo politico di razza:

Marco Pannella, l’ultimo politico di razza:

Giovedì 19 maggio è venuto a mancare Marco Pannella, Giacinto (nome di uno zio sacerdote) all’anagrafe, all’età di 86 anni compiuti il 2 maggio. L’ultimo politico di razza della “prima repubblica”. Celebre per la “violenza” dei suoi atti non violenti, gli scioperi della fame e della sete, i Satyagraha per la pace, per le sue intemperanze e sproloqui verbali conditi di parlare forbito, termini desueti e un potere affabulatorio che incanta. Poteva parlare per ore, in Parlamento come in radio. Radio Radicale, una delle migliori in assoluto, voluta da Pannella, avvicina i cittadini alla politica, al palazzo. Gran parte della programmazione, notturna compresa, era fatta da interventi di Marco. In diretta o in registrata. Una voce meno squillante rispetto ai vecchi convegni, decisamente spenta e con cali imbarazzanti di memoria, tensione, riflessi, nelle ultime chiacchierate col direttore Bordin che ogni tanto lo canzonava approfittando della malattia (cosa discutibile e criticata da più di un ascoltatore). Ecco, per me, Marco Pannella ha rappresentato una cultura politica sconfinata e inconfinabile tra la politica degli anni ’60 e l’ultima dei giorni nostri. Circa 60 anni vissuti quasi sempre da protagonista anche se senza incarichi governativi. Inventore di forme di comunicazione che lasciarono il segno come quella volta che rimase, come Aldo Moro prigioniero delle BR, imbavagliato e con un cartello addosso in tv (oggi forse avremmo cambiato canale ma ai tempi c’era poca scelta) con immagini mute che mandarono in tilt un certo modo di fare politica col mezzo televisivo. Il giorno dopo in replica alla radio fu ancora meglio: la radio funzionava benissimo ma non emetteva un suono gettando nell’incredulità il radioascoltatore distratto.
L’istituto referendario fu rilanciato, forse anche troppo, da Pannella e i radicali (ricordo una tornata con dodici quesiti referendari nel 1995 e uno spoglio lungo oltre mezza giornata). La battaglia principale resta il referendum sul divorzio nel 1974, fortemente voluto, con un’affluenza record dell’87%! Sì, perché una volta i referendum erano votati, mica come nel 2016 dove il governo dice agli elettori di non andare a votare contro le trivelle…
Marco Pannella si autodefiniva «radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano». Fu contro la partitocrazia (i grillini all’epoca erano dei piccoli grilli e i cinque stelle erano solo alberghi di lusso) e a favore del bipolarismo ma ebbe difficoltà a collocare da una parte o dall’altra il partito che nacque molti anni prima come scissione a sinistra del Partito Liberale. Quindi si schierò un po’ da una parte e un po’ dall’altra.
Stupiva per gli eccessi come quella volta che candidò Toni Negri che una volta eletto scappò in Francia. Restano le battaglie antiproibizioniste e contro la durezza delle carceri, a favore dell’eutanasia, della scelta di abortire, della legalizzazione delle droghe, per l’abolizione della pena di morte. Una vita di eccessi resa possibile grazie a un fisico possente (era alto circa 1,90) e robusto (in salute, sui centoventi chili). Fumatore incallito nonostante il tumore ai polmoni. Gli piaceva stupire e anni fa si dichiarò bisessuale. Più volte ebbe guai con la giustizia per le sue battaglie di principio, di diritti negati. Ma una volta fu condannato anche perché pagò in nero una collaboratrice.
Ha incontrato papi e dalai lama, presidenti della Repubblica e politici di molti paesi. Con il partito transnazionale e transpartito e le varie associazioni radicali, Marco Pannella ha contribuito a formare una classe dirigente radicale a dispetto di risultati scarsi dal punto di vista elettorale (soprattutto negli ultimi tempi) con l’esclusione delle elezioni europee quando la Lista Bonino prese l’8,5% sull’onda emotiva della candidatura di Emma Bonino alla Presidenza della Repubblica.
Giornalista, originario di Teramo, passerà alla storia come un novello Cesare Beccaria. Come uno che ha provato a cambiare (per alcuni migliorandoli, per altri peggiorandoli) la politica, l’Italia, l’Europa e il mondo (lotta contro la fame nel mondo, partito radicale transnazionale).
<Spes contra spem>, frase attribuita a San Paolo, fu motto di Giorgio La Pira e molto usata da Marco Pannella nel senso che è meglio essere speranza che avere speranza (che si può perdere). Questa frase ha scritto anche nell’ultima lettera a Papa Francesco e ci si chiede se sia mutato l’atteggiamento anticlericale di Pannella o semplicemente riconoscesse la straordinarietà del dono di un papa semplice e diretto.
Il mio ricordo personale di Pannella è legato a un incontro e una foto del 1987, a Bruxelles, al Parco del Cinquantenario per una manifestazione dei Federalisti Europei. Pannella si riconosceva nel Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni. Una Europa federale con un governo e un Parlamento europei. Anche a lui quest’Europa con una moneta unica gestita malissimo doveva apparire come un tradimento. Ricordo che al passaggio del confine con il Belgio, le  guardie (che con gli accordi di Schengen sono state abolite) al confine ci presero in giro in quanto l’Italia, per “colpa” di Pannella che l’aveva candidata, aveva eletto onorevole Ilona Staller nota attrice porno. Le guardie al confine sventolavano una rivista che ritraeva scatti della neodeputata impegnata in qualche suo film e ridevano di gusto. A Bruxelles lo vidi tra i manifestanti e gli proposi una foto, lui già anziano, fresco per un viaggio comodo, in giacca e cravatta, io giovane e reduce da un viaggio in nave, treno e pullman, stravolto e quasi irriconoscibile con capelli scuri e folti e una maglietta che conservo ancora, disegnata dalla presidente della sezione di Cagliari della Gioventù Federalista Europea che ritraeva una Sardegna con faccia gambe e braccia che regge la bandiera dei quattro mori e quella del Movimento Federalista Europeo. Di Pannella mi piaceva l’impegno (spesso estremo) su ogni cosa politicamente rilevante per lui. Inimitabile. Forse se avesse abbandonato la politica attiva, avrebbe ottenuto il seggio di senatore a vita. Ma era un politico “di strada”, sempre a contatto con la gente ma che dava del tu ai potenti. Con lui le distanze temporali, ammortizzate dalla sua età anagrafica e dai lustri passati in politica, oltre che dalla cultura storica, sembravano annullarsi e il povero Massimo Bordin (direttore di Radio radicale) faceva fatica a tirare le fila del discorso trovandosi sbalzato da un argomento all’altro, con anacronistici parallelismi che consentivano all’ottuagenario leader di trattare in modo spregiudicato, ma solo per gli altri, qualunque argomento, in qualunque luogo, in qualunque tempo. 
Ho chiesto ad amici e personaggi noti un loro pensiero su Marco Pannella. Alcuni hanno preferito non commentare. Uno mi ha detto: <meglio di no. Ho visto cose che tutti i radicali sanno ma che nessuno direbbe mai. Figurati in questo momento>. Di seguito gli altri commenti.
Angelo Bonelli, leader dei Verdi, mi rimanda a un post appena scritto su facebook, dove lo ricorda così:  <Mando il mio ultimo abbraccio a Marco Pannella, protagonista insostituibile della buona politica italiana. Senza la sua tenacia, la sua forza, il suo profondo acume intellettuale e coraggio l’Italia non avrebbe fatto conquiste importanti in materia di diritti civili. Le lotte ambientaliste, per la libertà, per la democrazia e contro la fame nel mondo di Marco Pannella sono state e saranno un punto di riferimento per tutti noi. Ho conosciuto Marco Pannella nel 1992 nel consiglio circoscrizionale: lui eletto con i radicali ed io nei Verdi. Marco divenne presidente di Ostia e grazie a lui avviammo una grande battaglia per la legalità. Arrivarono le ruspe militari per abbattere gli abusi edilizi che stavano devastando le aree protette di Ostia. Nel 1993 Marco lasciò Ostia ed io presi il suo posto alla presidenza. Pannella è stato un combattente non violento per le libertà e la democrazia. L’Italia perde un grande uomo e una grande intelligenza: ciao Marco, grazie per quello che hai fatto per l’Italia>. Antonio Lai principale protagonista della “Rassegna Stramba”, nota trasmissione televisiva imperversante anche in rete, mi racconta che suo padre intuì la grandezza di Marco Pannella dai tempi dei referendum e gliela trasmise. <Moro, Spadolini, Berlinguer, Almirante e Pannella, _afferma Antonio Lai_ tutto il resto era ed è rimasto pattume. Personalmente stavo tra Berlinguer e Pannella>. <A Cagliari, in piazza Giovanni XXIII, gli tiravano l’aliga (spazzatura, N.d.R.) _continua Antonio Lai_ poi lo trovavi al tavolino del bar Rosso e Nero in via Dante e lo si poteva avvicinare per chiacchierare. Colpiva per la sua saggezza. Rimarrà il coraggio nel battersi per la brevità dell’attesa di giudizio. Tutti ricordano i casi Enzo Tortora e Toni Negri. Anche più della battaglia sull’aborto>.
<Negli anni ’60 io e lui fummo fermati dalla polizia (era salito sopra il cofano di un’auto per protestare contro un’automobilista ma invece che quello, presero lui) a Roma _dice Gino Melchiorre, giornalista e sociologo_ erano tempi difficili dove la sinistra rivoluzionaria e la destra rivoluzionaria della borghesia bombarola stazionavano in due distinti bar in piazza Navona e si affrontavano molto spesso in modo acceso. Marco Pannella era un non violento. Io collaboravo al periodico (azionista) L’Astrolabio di Ferruccio Parri che aveva la sede nello stesso portone dei radicali. E’ una grande perdita. Marco Pannella, se non ci fosse stato, bisognava inventarlo>.
<Ho avuto un lungo rapporto con Marco Pannella fin dagli anni ’70 sul divorzio, i referendum e i diritti civili, spesso sottovalutati dalla sinistra ‘classista’ di allora _mi dice Marco Boato, politico ed ex parlamentare_ nel 1978, da una stanza dell’allora Hotel Roma, io e lui chiamammo Alex Langer a Roma per chiedergli di tornare in Trentino Alto Adige/Sud Tirolo a promuovere Nuova Sinistra-Neue Linke, che Marco Pannella sostenne con tutto il gruppo dirigente radicale. Nel 1979, tramite Fabio Valcanover, Marco mi propose la candidatura alla Camera nelle liste del Partito Radicale, in cui fui eletto. Anche nel 1987 divenni senatore di Trento, grazie ad un accordo tra radicali, verdi e socialisti>. <Marco Pannella è stato un esempio di democrazia, giustizia e libertà per l’Italia, l’Europa e il mondo _conclude Marco Boato_ avrebbe meritato il premio Nobel per la Pace e, in Italia, la nomina a senatore a vita>.
<Era un uomo fuori dagli schemi, politico per passione! _nel ricordo di Alessandra Zedda, consigliere regionale di Forza Italia_ uomo poco avvezzo a compromessi, una vita in politica e mai al governo. Il suo governo sono stati i suoi ideali>.
<Marco Pannella l’ho visto per la prima volta nel 1979 a Cagliari, in occasione di un comizio elettorale delle regionali. Avevo diciassette anni _dice Gianni Zanata, giornalista e scrittore_ lui aveva una grande presa sui giovani, era quasi impossibile resistere al suo carisma. Dopo il comizio, mi avvicinai per stringergli la mano. Gli dissi che il mio primo voto sarebbe stato per i Radicali. Non ricordo se poi mantenni la promessa>.
<Marco Pannella è stato un animale politico che ha indicato la strada per una società autenticamente laica. L’Italia solo qualche volta l’ha seguito _afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme_ E’ stato il politico che è riuscito a capire i bisogni civili e a renderli pratica quotidiana. La speranza è che il suo patrimonio non vada disperso e si proceda a ritroso. Le eredità culturali sono patrimonio di quelli che sapranno ulteriormente arricchirle. Ai compagni radicali un abbraccio solidale e l’augurio di riuscire a perseguire gli obiettivi più audaci>.
<Molti anni fa dovevo intervistarlo. Non ricordo perché, ma lo cercavano tutti _così inizia il suo aneddoto Pino Aprile, giornalista e scrittore, celebre per il filone letterario che ha preso le mosse dal libro “Terroni” che sarà ancora ospite del Festival Letterario San Bartolomeo a Cagliari_ lo becco in Sardegna, ma lui non aveva tempo, doveva andare a prendere un aereo e cercava un taxi. “Ti accompagno io” gli dissi. Non arrivammo a tempo. Lui mi insultò per un po’. Poi, ormai che c’era, in attesa dell’aereo successivo, mi concesse l’intervista>.
<Marco non è morto, Marco è impresso nella storia di questo paese, trai froci, i drogati e le puttane (come diceva lui dando umanità a tutte le parole), nella libertà di scelta etica, come nell’interruzione volontaria di gravidanza _afferma Laura Di Napoli, radicale_ è presente nelle carceri, dove ha portato per anni la speranza di una giustizia giusta. E’ presente tra i malati terminali che in lui vedevano la speranza del diritto alla morte dignitosa, ma soprattutto è presente nella mia via politica. E’ grazie a lui che ho capito che la vera politica non è lo scranno su cui sedersi ma il tavolo in mezzo alla strada, la libertà del diritto ed il diritto alla libertà, il dialogo con tutti. Ecco, Marco è soprattutto questo>.
Antonio è un medico cagliaritano <non ho niente da dire salvo il fatto che ho votato radicale per dieci anni> e Mario lasciò il paese e dormì all’aperto con gli amici per assistere a un comizio di Pannella a chilometri di distanza, nel cuore della Sardegna.
<A Marco andò il mio primo voto quarant’anni fa e credo che tutti gli dobbiamo enorme gratitudine per le sue battaglie che hanno reso l’Italia più civile _racconta lo scrittore e poeta Gianni Mascia, recente vincitore del premio letterario Giacomo Leopardi_ poi è capitato spesso che non mi trovassi d’accordo in alcune scelte, soprattutto quando appoggiò il governo Berlusconi ma resta una grande personalità del nostro panorama politico e ci lascia una grande eredità morale. Hasta luego, Marco!
<Ho conosciuto Marco Pannella a Cagliari trent’anni fa, insieme ad Enzo Tortora _esordisce Giovanni Panunzio, sempre in prima fila nella difesa dei cittadini dalle truffe a loro danno_ ero convinto della sua innocenza. E’ stata una battaglia “radicale” vittoriosa tra le più belle, ma a quale prezzo!>. Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, afferma: <grande uomo, di cui non condividevo nulla se non il suo modo di fare Politica, di porre temi alla discussione pubblica>. Se è sintetico il giudizio di Paolo Truzzu, lapidario è il pensiero di Massimiliano Mazzotta, regista del famoso film “Oil”sulla SARAS e di altre pellicole ambientaliste ed emergenziali: <”Tutto arrosto e niente fumo!” a Marco Pannella> la sua personale dedica.
<Guerra alla pena di morte, battaglie contro le guerre e la fame, lotta quotidiana in favore dei diritti civili, della dignità delle persone, della democrazia: una vita trascorsa nella coerenza, nel coraggio, nel sacrificio personale per un mondo migliore _esordisce così Mauro Manunza, giornalista che è stato a lungo presidente dell’Ordine dei Giornalisti_ con Gandhi e Luther King un utopista pragmatico e mai rassegnato. Marco Pannella si è battuto per tutti noi, anche mettendo a rischio la propria vita, avendo chiaro un concetto indiscutibile: i doveri appartengono alla morale singola. I diritti all’etica (quando c’è) dello Stato>.
<Ho conosciuto Marco Pannella quando ero a L’Unione Sarda _mi racconta Claudio Cugusi, giornalista, consigliere comunale uscente e referente provinciale del movimento politico “La Base”_ un uomo straordinario e difficile da intervistare: si faceva da solo domande e risposte. Un genio ben compreso e pericoloso per il sistema, mal sopportato. Un libertario autentico per il quale esistevano i diritti quando tutti gli altri in Italia si interessavano soltanto ai doveri>.
<L’Italia senza Marco Pannella sarebbe stata un’Italia diversa, senza dubbio peggiore _afferma Francesco Siciliano, attore e già assessore provinciale alla Cultura_ non sono stati tanti i politici che hanno inciso nel profondo, mutando anche la società del paese in cui sono vissuti, Pannella l’ha fatto. Pannella era un uomo alto, fra le persone alte si crea una certa intesa istintiva, ci si capisce. Non ho conosciuto bene Marco Pannella ma ogni volta che è capitato di incontrarlo abbiamo avuto conversazioni divertenti e profonde, l’ultima volta mi disse che avrebbe perdonato tutte le mie scelte politiche e sarei dovuto correre dai radicali. Io, però, come lui ho continuato a peccare>.

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Vincenzo.DiDino