“Ignorante, Superficiale, Maleducato” Ma Donald Trump è il nuovo presidente USA. Quando il Partito Democratico fa le scelte sbagliate, negli States come in Italia.

Così è stato definito da qualche commentatore e forse a ragione. Ma il popolo americano ha deciso che è meglio uno che passa da ignorante, superficiale e maleducato come Donald Trump ad una che rappresenta il vecchio establishment democratico, troppo legata ai poteri finanziari, bugiarda e che non ha nemmeno il coraggio di presentarsi col suo nome come Hillary (Rodham) Clinton.

Non sono bastati gli appoggi di quel gruppo di potere consolidato e ristretto evidentemente eroso o con scarsa credibilità, i gruppi finanziari e i rapporti con l’Arabia Saudita. Non sono bastati gli interventi del marito Bill Clinton (già presidente), dell’uscente Barack Obama e della moglie Michelle Obama che hanno girato vari stati in bilico (swing states) negli ultimi giorni. Non è bastato il calcare la mano su quella che poteva essere la prima volta per una donna presidente americana, schierarsi a difesa delle minoranze e delle pari opportunità. Non è bastato neppure l’annunciato disimpegno o il sostegno di alcuni repubblicani alla candidatura Clinton. L’ex first lady, ex Segretario di Stato, ex senatrice non sarà presidente.

E’ presto per fare delle analisi (per quello che vale) sul voto che è netto a favore di Trump. E non vale troppo la pena capire l’effetto che avrà la presidenza Trump in America e nel resto del mondo (forte di una maggioranza repubblicana in Congresso).

Preferisco fare un’analisi sul perché ha vinto Trump o, se preferite, perché ha perso la Clinton. E la colpa è del Partito Democratico… troppo sicuro di vincere anche con una candidata indebolita dal lungo periodo di esposizione al potere. Una persona che aveva già perso precedentemente le primarie democratiche contro Barack Obama non poteva che essere percepita come una seconda scelta, nel frattempo anche invecchiata. Forse lo scandalo delle email e il FBI hanno contribuito alla disfatta della prima volta per una donna alla Casa Bianca, ma quello che è mancato, è il coraggio del piddì americano, quello che candidò un giovane di colore alla presidenza, che seppe titillare le corde di un rilancio dopo l’appassito, discusso e discutibile George Bush. Eppure la possibilità di un rilancio progressista il Partito Democratico l’ha avuta. Si chiama Bernie Sanders e, a dispetto dell’età, era riuscito a mobilitare i giovani e la parte migliore dei democratici americani. Sanders, lo dicevano i sondaggi (non quelli edulcorati che a poche ore dal voto davano la Clinton in testa di due punti percentuali), avrebbe battuto Trump. Avrebbe costretto tutti i democratici a compattarsi su scelte più “liberal”. Parlava di lavoro, di futuro, di scelte ambientali strategiche. Pensate poi se si fosse accompagnato con una vicepresidente donna, come Elizabeth Warren che ha dato vita alla creazione di una nuova authority federale per vigilare sui prodotti finanziari e tutelare i consumatori dalle speculazioni delle banche! Sarebbe stata una coppia vincente capace di rilanciare gli Stati Uniti (e il mondo) politicamente ed economicamente. Ma qualcuna ha pensato “adesso tocca a me!” dopo aver ingoiato tanti rospi. Dai tempi del licenziamento a 27 anni dallo studio di avvocato che seguiva il caso Watergate per essere stata definita dal suo supervisore come bugiarda e essere accusata di aver violato la Costituzione, o quando il marito Bill, inquisito per molestie, non seppe resistere alle attenzioni particolari della stagiaire più famosa al mondo Monica Lewinsky, fino ai tempi più recenti quando, dopo aver gestito potere conto terzi, non si è voluta rassegnata ad una pensione dorata o ai ruoli di moglie, madre e nonna. E il popolo americano ha dato una lezione che passerà alla storia. Meglio una caricatura di presidente come il tycoon miliardario (forse in crisi finanziaria ed evasore fiscale) e sensibile al fascino femminile “ai limiti della decenza” (così simile e forse peggiore anche all’esempio che gli italiani si sono tenuti per vent’anni) che una come Hillary.

Avrà riflessi anche in Europa e in Italia? Certo. Il primo è nel percepire l’idea di sinistra (progressista, non comunista) che l’Europa e l’Italia hanno smarrito. L’eccessiva rigidità europea nel gestire i conti, lo spazio enorme che si è concesso a banche e imprese nel rovinare risparmiatori e consumatori, la compromessa autorevolezza di gruppi di potere politico, sempre più intaccati nel numero e nelle capacità, che i poteri forti hanno contribuito a lanciare, porterà a una disfatta del tessuto europeo che i padri fondatori hanno creato sessant’anni fa. E in Italia si tocca con mano… La scommessa sbagliata che un impreparato Presidente del Consiglio fa, investendo eccessivamente sul referendum costituzionale nel tentativo di consolidare il potere politico di un gruppo sempre più corroso a scapito delle Autonomie locali e della democrazia parlamentare, il voler mettere a tacere e isolare l’ala sinistra del piddì italico, il tirare la corda con Bruxelles usando toni più consoni a Trump che al segretario del più grosso partito della sinistra europea, sono solo alcuni esempi. Invertire la rotta si può… supponiamo che il 4 dicembre si voti NO al Referendum costituzionale…  

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2016-11-09

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