Numerosa e appassionata partecipazione di pubblico al dibattito politico tenutosi venerdì 5 aprile 2024 nella sede della Fondazione Enrico Berlinguer di via Emilia 39 a Cagliari, organizzato dalla Fondazione in persona del suo Presidente, Salvatore Cherchi.
Il tema verteva su “Le ragioni del No al premierato e all’Autonomia differenziata”, più segnatamente, al disegno di legge costituzionale Casellati, e al disegno di legge costituzionale Calderoli. I lavori sono stati coordinati dalla Prof.ssa Alessandra Casu, docente universitaria di urbanistica, e componente del Comitato scientifico della Fondazione Enrico Berlinguer.
Dopo il saluto del Presidente della Fondazione Enrico Berlinguer, Salvatore Cherchi, hanno preso la parola la Prof.ssa Carla Bassu e il Prof. Gianmario Demuro, rispettivamente, ordinaria di diritto pubblico comparato e ordinario di diritto costituzionale presso l’Università degli studi di Cagliari, i quali hanno introdotto l’istituto del “premierato” dal punto di vista comparato, con riferimento al modello francese, spagnolo e tedesco, e costituzionale italiano.
Sono seguiti gli interventi programmati di Alessandro Alfieri, senatore, membro della segreteria nazionale PD e responsabile delle riforme istituzionali del Partito Democratico, del segretario regionale della CGIL, Fausto Durante, della deputata dei Progressisti, Francesca Ghirra, del senatore del PD, Marco Meloni, membro della Commissione Affari costituzionali, di Jacopo Fiori, segretario territoriale PD. Era prevista, inoltre, la partecipazione della neopresidente della Regione Autonoma della Sardegna, Alessandra Todde, la quale, tuttavia, per impegni istituzionali non è potuta intervenire.
Il cospicuo numero dei partecipanti al dibattito politico e la qualità dei relatori e degli interventi, ha osservato Salvatore Cherchi “… rispecchia una partecipazione plurale di soggetti politici e sociali. Anche questo è un segnale evidente – ha proseguito Salvatore Cherchi – che rafforza la volontà unitaria di contrastare due riforme che snatura, la prima, la nostra democrazia parlamentare e, la seconda, accresce la disuguaglianza e la disparità di accesso ai diritti primari dei cittadini in relazione al luogo di residenza”.
Hanno parlato, inoltre, Alfio Desogus, animatore di battaglie per il diritto alla salute e Luisa Sassu, a nome dell’ANPI. Altri interventi sono stati svolti da Benedetto Barranu, Abramo Garau e Pasquale Alfano. Il Presidente della Fondazione Enrico Berlinguer, Salvatore Cherchi, ha concluso i lavori con un invito, tanto sentito quanto urgente e necessario “…organizzare dappertutto iniziative di discussione anche in vista di un referendum costituzionale che prima o poi dovrà tenersi sulla riforma costituzionale per il premierato. L’impegno della Fondazione Enrico Berlinguer – ha proseguito Salvatore Cherchi – è di organizzare dieci assemblee nei diversi territori dell’Isola come suo contributo ad un movimento che per essere capillare richiede almeno cento iniziative. La Fondazione Enrico Berlinguer – ha concluso Salvatore Cherchi – aderisce alla rete “La via maestra. Insieme per la Costituzione” che riunisce numerosi soggetti e che soprattutto è animata dalla grande forza della CGIL”.
Nel linguaggio politico il “premierato” rappresenta una variante o una evoluzione della forma di governo parlamentare, le cui caratteristiche sono sostanzialmente due, da una parte a) l’indicazione del capo del
governo da parte del corpo elettorale o la sua elezione diretta; dall’altra b) un ruolo rafforzato dello stesso capo di governo rispetto al Parlamento e al Presidente della Repubblica.
Così è avvenuto in Italia nelle ultime consultazioni politiche che hanno visto due schieramenti contrapposti (CDX e CSN), ciascuno dei quali ha designato il proprio leader quale futuro premier con l’accordo che chi tra i due schieramenti avesse ottenuto la maggioranza avrebbe governato il paese e sarebbe stato nominato premier dal Presidente della Repubblica.
Questo sistema non nasce nel 2022 ma negli anni ’90, all’indomani di “Mani Pulite”, con Mariotto Segni, Prof. Mario Segni, persona per bene, seria e onesta, e suggellato con la “Bozza Salvi”, dal nome di Cesare Salvi che l’aveva redatta in occasione della Commissione Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema, allora segretario del PDS, costituita nel 1996 – 1998.
A ben vedere, questo sistema costituisce già di fatto una forma embrionale e imperfetta di “premierato”, quanto meno nella parte in cui il Presidente del Consiglio è semplicemente designato o dal partito cui appartiene, o dalla lista o dalla coalizione che lo sostiene. Quali erano le ragioni del Si del centro sinistra e le ragioni del No sostenute dal centro destra di allora.
Dalla “Bozza Salvi” in poi si sono susseguite altre Commissioni Bicamerali e altre proposte di revisione costituzionale, ex art. 138 della Costituzione. Iniziative tutte bocciate dal corpo elettorale in sede di referendum confermativo costituzionale.
Il progetto di revisione costituzionale Casellati non farà eccezione. Esso prevede l’introduzione dell’elezione diretta del “premier” contestualmente a quella delle Camere; l’attribuzione di un (abnorme) premio di maggioranza alle liste elettorali associate al premier eletto; l’abolizione dei senatori a vita di nomina presidenziale, l’eliminazione del potere di nominare il capo del governo da parte del Presidente della Repubblica; l’introduzione in capo al Presidente della Repubblica (su proposta del Presidente del Consiglio) del potere di revoca dei ministri oltre quello di nomina già previsto dalla Costituzione; lo scioglimento automatico delle Camere (sempre disposto dal Presidente della Repubblica) in caso di approvazione di una mozione di sfiducia nei confronti del Governo e la facoltà del premier eletto di chiedere e ottenere lo scioglimento delle Camere in caso di dimissioni volontarie.
Ad avviso di chi scrive, al di là delle ragioni del No che condivido integralmente, con la riforma costituzionale in discussione si indebolisce ulteriormente il Parlamento e si indeboliscono le prerogative del Presidente della Repubblica.
A ben vedere è il Parlamento che necessita con urgenza di rinnovare il suo ruolo e recuperare la sua centralità, e ciò dipende dal fatto che le funzioni parlamentari sono oramai e da decenni in crisi. Mi riferisco alla funzione legislativa, a quella rappresentativa, a quella di indirizzo politico, e, soprattutto, a quella di controllo, causata, quest’ultima, a parere di chi scrive, da una mancata definizione del ruolo dell’opposizione, che difetta di uno statuto, in un sistema elettorale peraltro attualmente a vocazione bipolare. Il Parlamento diventa forte e determinante, a mio avviso, se c’è al suo interno un’opposizione forte, che controlla puntualmente l’operato del governo, e ciò può avvenire solo mediante la sua previsione in costituzione.
Oltre al Parlamento occorre necessariamente recuperare il ruolo dei partiti politici, anch’essi da decenni in crisi di identità, mediante la loro regolamentazione legislativa che fissi le regole di democrazia interna, le procedure per la scelta dei candidati, la trasparenza dei bilanci. Per risolvere la crisi dei partiti e garantire al contempo una maggiore stabilità di governo si dovrebbe riformare il sistema elettorale, nonché prevedere in Costituzione l’istituto della sfiducia costruttiva, teso a rafforzare la stabilità del governo, e superare il bicameralismo perfetto introducendo il Senato delle Autonomie.
È necessario, per concludere, raccogliere l’invito del Presidente della Fondazione Enrico Berlinguer, Salvatore Cherchi, a “…organizzare dappertutto iniziative di discussione…” e mobilitarci affinché la riforma costituzionale sul premierato venga bocciata. Con l’attuale DDL costituzionale Casellati, la scelta di prevedere un premio di maggioranza abnorme per la coalizione vincente (sebbene l’esame e la votazione della norma sia stata rimandata all’esito della riforma), costituisce un vero e proprio pericolo per la democrazia, utile esclusivamente a blindare la posizione di forza del “premier” sul Parlamento, sostenuto da una maggioranza artefatta, falsamente rappresentativa, in grado di condizionare la revisione della Costituzione ai sensi dell’art. 138 della Costituzione, l’elezione del Presidente della Repubblica, l’elezione dei giudici costituzionali e dei Presidenti delle Camere.
Per quanto concerne infine le ragioni del No all’Autonomia differenziata, il dibattito, per mera mancanza di tempo, non si è purtroppo concluso. Per un’analisi compiuta delle ragioni del No all’Autonomia differenziata, vi invito a leggere il libro dal titolo “La deriva dell’autonomia differenziata. E la Sardegna?” scritto da Salvatore Cherchi e Gian Giacomo Ortu ed edito da IsolaPalma. È la pubblicazione di una raccolta di contributi resi da autorevoli Autori in occasione di un partecipato e sentito dibattito pubblico tenutosi a Cagliari nella sede della Fondazione Banco di Sardegna, via San Salvatore da Horta 2, organizzato con la finalità di “…sollecitare il dibattito democratico su un tema cruciale per l’Isola non meno che per l’intera Repubblica”. Gian Giacomo Ortu, a conclusione del percorso storico tracciato nella parte introduttiva del libro, vede ”…nel disegno Calderoli il venire al termine della parabola dell’autonomismo italiano, recepito dalla Costituzione al fine di potenziare l’unità politica e civile del Paese e ora utilizzato da un governo di centro-destra come una mazza per abbattere questa medesima unità”.
Neppure l’autonomia speciale della Sardegna è al riparo dagli effetti perversi dell’introduzione delle autonomie differenziate. L’Autonomia differenziata, come spiega Salvatore Cherchi “…distruggerebbe il principio di solidarietà repubblicana e attenterebbe alla parità dei diritti di cittadinanza”. “Vi è la necessità, prosegue l’autore, di riprendere la strada tracciata dalla riforma del Titolo V della Costituzione, per completarne il percorso, compresa la istituzione del Senato delle Autonomie dotato di effettivi poteri. Serve, conclude l’autore, una via autonomista e federalista, cooperativistica e solidaristica in Italia e in Europa”.
“Il Governo regionale sardo – presieduto dall’allora Cristian Solinas – concludono gli autori, Salvatore Cherchi e Gian Giacomo Ortu – ha espresso parere favorevole sul disegno di legge costituzionale Calderoli. Vorremmo capirne la ragione, stante che la Sardegna è tra le Regioni che di tale legge riceverebbe il danno maggiore”.