LE SCUOLE BORBONICHE

Uno dei luoghi comuni che hanno caratterizzato maggiormente l’Italia Unita, è quello di dipingere il Meridione come una terra in cui la scolarizzazione e l’alfabetizzazione sono da sempre arretratissime a paragone della situazione vigente nelle altre parti della Penisola. Da secoli si dipingono i meridionali come “analfabeti” o, comunque, come poco acculturati se confrontati con chi vive al centro o al nord d’Italia. Come già detto stiamo parlando però di un luogo comune, non di una verità. Nonostante, anche a livello accademico, questa visione si sia fatta spazio come una realtà tangibile, non è esattamente così che stanno le cose. L’argomento è stato oggetto di studi, anche a livello universitario, dai quali è emerso che il numero di scuole presenti al sud era pressoché identico a quello del settentrione: questo è ciò che è emerso dagli studi del Prof. Vittorio Daniele, in un suo libro, intitolato “Il Paese diviso”. Anche per un altro docente, Maurizio Lupo, tale tesi -o meglio luogo comune-  tradizionalmente sostenuta dalla storiografia, sia in realtà da confutare con i dati alla mano. Il sistema scolastico del meridione, al momento dell’Unità, viaggiava in linea parallela con quello del nord e del centro Italia. I dati che riportano gli Annuari sono chiari ed espliciti: Piemonte e Liguria contavano 1823 comuni e 1755 scuole (96,3% di comuni con scuole), il Sud continentale 1855 comuni con 1755 scuole (94,6%), l’Emilia 364 con 230 (63,2%), la Toscana 246 con 112 (45,5%). Con picchi che (come rivelavano le carte dell’Archivio di Stato che consultai tempo fa) erano altissimi in alcune zone (Terra di Bari 51 comuni e 351 scuole pubbliche, private, maschili e femminili; Terra di lavoro 174-664; Napoli 66-371). Non meno di 7000 le scuole in tutto il Regno con una percentuale massiccia (e non registrata) di maestri privati (oltre 60.000 nel 1820). A tutto ciò, è necessario aggiungere anche gli iscritti alle Università: 10.528 a fronte dei 5203 del resto del Paese. Appare evidente, dunque, che il massiccio e presunto numero di analfabeti meridionali di cui si parla da oltre mezzo secolo, non sia altro che una vera e propria fake-news portata avanti negli anni per sottolineare un’inesistente superiorità “nordica” e un’inferiorità meridionale. Dunque quest’idea del sud italiano come una terra di analfabeti o semi-alfabetizzati, dovrebbe cessare di essere perpetuata anche nel mondo dell’insegnamento della storia, poiché, avendo i numeri a portata di mano, possiamo dire con certezza che i territori meridionali sono stati e sono tutt’ora abitati da individui che si dedicano agli studi tanto quanto chi vive in altri territori dello Stato. Per chi volesse approfondire gli argomenti trattati, vi lasciamo i seguenti link: www.neoborbonici.com, come sito di coordinamento, www.reteduesicilie.it, come sito di riferimento ed infine, per lo studio e la ricerca, www.brigantaggio.net .

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2023-07-02

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