Che cosa significa essere antifascisti?

Riflessioni dopo la Festa della Liberazione dal Nazifascismo.
Anche la sezione cagliaritana del Movimento Federalista Europeo era presente al corteo del 25 Aprile.

Si è svolta pure quest’anno anche a Cagliari la manifestazione per ricordare la fine del Fascismo.  I principali organizzatori sono stati il Comitato del 25 aprile e l’ANPI di Cagliari. Il Corteo, partendo da Piazza Garibaldi, percorrendo Via Sonnino con sosta al Parco delle Rimembranze, in cui è situato il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, è proseguito in Via XX settembre, Via Regina Margherita, Via Manno, Largo Carlo Felice, Via Crispi, per terminare in Piazza del Carmine,  con esibizioni canore e musicali e interventi condotti dall'attrice Rita Atzeri e dal giornalista Maurizio Orrù.  Le associazioni partecipanti che hanno chiesto di intervenire, hanno potuto esternare le proprie considerazioni, su cosa sia l’antifascismo ancora oggi, sulle esigenze della popolazione italiana e su ciò che non va bene nell’attività dell’attuale governo di destra.

Il 25 aprile, data della Festa della Liberazione dal Nazifascismo, lungi dall’essere considerabile una giornata divisiva, dovrebbe essere invece visto come il giorno in cui si celebra la fondazione della repubblica e della democrazia in Italia, pur nel rispetto di alcuni punti fermi che magari secondo alcuni sarebbero non prettamente democratici, come il fatto che l’Italia sia una repubblica unitaria (e perché non federale?) e che nessuna regione possa diventare uno stato sovrano o comunque secedere dallo Stato  (Dall’art. 5 della Costituzione, comma 1: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”) .

Questa data celebra la fine dell'occupazione nazista, del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale grazie alla Resistenza partigiana che ha permesso l'avvio della costruzione di una nuova realtà statale e sociale, manifestatasi con la scelta popolare della Repubblica avvenuta con il referendum del 2 giugno 1946, sancita dalla Costituzione del 1948, che è la principale fonte normativa dell'Italia democratica che (almeno in teoria) promuove il lavoro in quanto fondamento della repubblica e condanna la guerra quale mezzo di aggressione contro altri stati e di risoluzione delle controversie internazionali.  

Oggi, denunciano gli organizzatori della manifestazione, questi principi sono minacciati da un governo che include una destra estrema, con radici nel passato fascista (Fratelli d’Italia deriva da Alleanza Nazionale, che a sua volta derivava dal MSI, che che era quanto rimase del PNF, sotto un’altra denominazione).  Questa destra tende a reprimere il dissenso e la protesta, mostrando un atteggiamento aggressivo e vendicativo, che vuole eliminare il pluralismo e mettere sotto controllo l’informazione.  Tale destra, giunta al governo, cerca di alterare la Costituzione, per superare la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, istituendo un potere esecutivo concentrato in una sola figura - il cosiddetto "premierato" -, in cui  il Presidente della Repubblica verrebbe ridotto a notaio di decisioni già prese dal governo capitanato dal Presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo.   Le decisioni del governo verrebbero quindi suggellate da un parlamento succubo del potere esecutivo, potere al quale sarebbe subordinato anche quello giudiziario.  A bilanciare il rafforzamento dell’esecutivo sugli altri due poteri, ci sarebbe la riforma delle autonomie regionali in senso federalista, ma asimmetrico, con più poteri e risorse attribuite alle regioni più ricche.  Si avrebbe così un Paese frammentato in regioni concorrenti, caratterizzate da un trattamento ineguale dei cittadini,  in conseguenza dell'autonomia regionale differenziata.  

Gli organizzatori della manifestazione denunciano che l’estrema destra tende a reprimere qualsiasi forma di dissenso o protesta. La situazione economica inoltre è precaria, sopratutto a causa dell’abolizione dell’articolo 18 dello statuto del lavoratori, dei tagli ai finanziamenti per il sistema sanitario e all'istruzione pubblica promossi dal governo. Ci sono già milioni di persone in povertà e un aumento del lavoro sottopagato e dello sfruttamento dei lavoratori, mentre l'Europa affronta la recessione economica, conseguenza della guerra russo-ucraina.  Intanto nella società vige un diffusso senso di insicurezza in cui gli individui si sentono solo e abbandonati.  La società è pervasa da una grande solitudine sociale e il futuro viene percepito come una minaccia incombente. Tutto è in pericolo anche a causa della guerra, oggetto, sempre a parere degli organizzatori del corteo, di discussioni irresponsabili che la presentano come una necessità inevitabile o, ancora peggio, come una nuova normalità accettabile. Mentre il mondo si riarma, come avvenuto prima delle due guerre mondiali, si paventa la possibilità di un conflitto convenzionale ad alta intensità in Europa, quando non addirittura di una guerra atomica. 
In tutto questo si alza il grido dei militanti dell’ANPI, della CGIL, dell’Unione Autonoma dei Partigiani Sardi, di tutti i partiti politici del centrosinistra, e anche del Movimento Federalista Europeo: “siamo tutti antifascisti!!!”. 

Essere antifascisti non significa necessamente essere anche di sinistra. Si può essere antifascisti anche stando nel centrodestra e anzi, si dovrebbe essere antifascisti a prescindere! Essserlo significa stare a favore della democrazia e quindi delle elezioni libere, e dei diritti civili, sociali e politici.  Ma si può essere antifascisti da socialdemocrartici, da radicali, da democristiani e persino da conservatori del cosidetto tipo detto “destra liberale”, purché non si vada contro il pluralismo e le libertà individuali. Non ha quindi senso sostenere che la festa del 25 aprile sia divisiva.

Al corteo hanno preso parte anche le associazioni che si battono per il riconoscimento di uno stato arabo in Palestina. Non è questo lo spazio per discutere della liceità e opportunità dei propositi anti-israeliani e anti-occidentali che sottendono alle pretese irrealistiche dei filopalestinesi, ma occorre comunque discutere della presenza di queste associazioni a causa del loro tenore antidemocratico e paradossalmente affine ai metodi dei movimenti neofascisti.

Infatti, quando ha preso la parola Vincendo Di Dino per conto del Movimento Federalista Europeo, tale movimento è stato contestato con cori denigratori tipo “Il Movimento Federalista Europeo fuori dal corteo”.

Vincenzo Di Dino è presidente della sezione cagliaritana del MFE. Il suo intervento (di cui è disponibile un video in fondo all’articolo) non è stato compreso dai suoi contestatori, i quali si fermano al loro punto di vista, secondo cui l’Unione Europea sarebbe corresponsabile della guerra russo-ucraina, per il sostegno dato all’Ucraina, sia pure indirettamente con l’invio di armi, in quella che in vero dovrebbe essere considerata resistenza antifascista, contro la guerra che Putin ha voluto e che è una prova eclatante di fascismo, da parte russa, rivolta contro tutto l’Occidente.  Cioè, non è vero che Putin stia svolgendo questa guerra per motivi umanitari, a difesa dei diritti della componente russofona dell’Ucraina (tanto più che sono proprio le regioni sudorientali, a maggioranza russofona, quelle conquistate e devastata dall’invasione militare), ma si tratta semmai solo di una guerra di conquista perpetrata per cementare il proprio potere in Russia e fornire ad essa il controllo del Donbas, della Crimea e quindi impedire all’Ucraina di aver libero accesso al Mar Nero (non bastando a tal fine il porto di Odessa).

I contestatori non hanno capito che il Movimento Federalista Europeo è consustanziale all’antifascismo in quanto ne è alla base, visto che è stato fondato da tre militanti antifascisti (Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli), che proprio per via della loro militanza contro il fascismo, vennero mandati al confino nell’isola di Ventotene. Proprio lì venne redatto il Manifesto di Ventotene, di cui vi consiglio la lettura ancora di stretta attualità, in quanto sta alla base del progetto di superare le cause della guerra tra gli stati europei andando oltre gli stati-nazione, e il nazionalismo ad essi sotteso, per formare la Federazione Europea. 

I filoarabi (altrimenti detti “filopalestinesi”, come se i palestinesi fossero una nazione senza stato e non arabi come quelli che vivono nei 20 stati arabi già esistenti), protestando contro la presenza di persone solidali alla resistenza ucraina contro gli invasori russi, e protestando contro il diritto di Israele di salvaguardare la propria stessa esistenza in quanto stato nazionale ebraico,  si sono rivelati antioccidentali, antidemocratici e affini ai fascisti, sia pure inconsapevolmente. In gergo giornalistico vengono definiti "rossobruni" e sono terreno fertile per la propaganda di Putin, che trova nella loro ignoranza il migliore humus, per spaccare l’opinione pubblica occidentale e renderla debole e passibile di essere eterodiretta da chi vuole distruggere la nostra civiltà, basata sull’individualismo, sul razionalismo, sulla secolarizzazione e sulle libertà individuali, per sostituirla con una società totalitaria, in cui la democrazia verrebbe ridotta a una finzione, come avviene in Russia!

A seguire, pubblico il video dell’intervento di Vincenzo Di Dino per conto della sezione cagliaritana del Movimento Federalista Europeo.

Si fornisce anche una galleria fotografica e, prossimamente, una serie di altri video sugli altri interventi politici avvenuti sul palco in Piazza Del Carmine.