PIÙ DONNE IN POLITICA

Presentati alla stampa due emendamenti alla legge elettorale che dovrebbero garantire una maggiore presenza femminile nella politica regionale.

Che la presenza femminile in politica abbia numeri inferiori rispetto alla rappresentanza maschile credo sia risaputo e chiaro a tutti. Molteplici i motivi. Si va dalla maggiore popolarità degli uomini politici che hanno una consolidata rete di “conoscenze” nell’elettorato, rispetto alle donne politiche (salvo eccezioni); alla leggenda metropolitana con basi antropologiche che vorrebbe le donne nemiche di loro stesse e quindi meno disposte a votare una donna rispetto a un uomo; al maggior senso pratico delle donne che rifuggono dalle “chiacchiere” della politica che delegherebbero quindi agli uomini; fino a quella che preferisco di più e cioè che lo stato sociale che garantirebbe anche un maggior numero di nascite è inadatto sia a garantire una demografia con numeri positivi sul saldo nascite-morti che l’impegno in politica da parte delle donne che lavorano e/o sono costrette ad occuparsi della famiglia (più per genitori anziani che per bimbi piccoli, evidentemente). Inoltre i redditi dei fortunati che lavorano, non consentono di avere babysitter o investire capitali nei pochi asili per l’infanzia. Questo è quanto più vero al Sud rispetto al Nord, alla faccia di chi vuole l’autonomia differenziata di Calderoli. Al Sud ci sono meno asili, un più elevato livello di disoccupazione in generale e di giovani e donne in particolare!

E non bisogna aspettare di diventare presidentessa del Consiglio dei ministri per viaggiare a spese del pubblico contribuente in aereo di Stato con figlia e babysitter al seguito. Ai livelli più bassi è difficile conciliare politica, lavoro e famiglia.

Non meravigli quindi una minore presenza di donne in politica, salvo che non abbiano problemi economici in partenza. Come ovviare al problema? Il voto di genere aiuta (doppia preferenza, una donna e un uomo) ma non basta, visti i numeri. Renderla obbligatoria o limitare il voto per sesso (gli uomini possono votare per un uomo e le donne per una donna), andrebbe contro i principi costituzionali che prevedono il voto libero, uguale e segreto. Quindi? Vengono in soccorso i due emendamenti presentati oggi alla stampa.

Emendamento n. 1

Emendamento alla legge elettorale statutaria 12.11.2013, n. 1, recante Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna.

Il comma 4 dell’art. 4, della legge statutaria 12.11.2013, n. 1, recante “Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna”, è sostituito dal seguente:

“In ciascuna lista circoscrizionale, a pena di esclusione secondo le modalità stabilite dalla legge regionale 26 luglio 2013, n. 16 (Organizzazione amministrativa del procedimento e delle votazioni per l’elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale. Modifiche alla legge regionale 6 marzo 1979, n. 7 (Norme per l’elezione del Consiglio regionale)), sono indicati, alternativamente, una candidata di genere femminile e un candidato di genere maschile; qualora siano presentate liste circoscrizionali con un numero di componenti inferiore al numero massimo di cui al comma 3 bis, il numero dei componenti della lista deve essere pari; nel caso di lista circoscrizionale con due soli componenti, a pena di esclusione, devono essere rappresentati entrambi i generi”.

Emendamento n. 2

Emendamento alla legge elettorale statutaria 12.11.2013, n. 1, recante Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna.

Dopo il comma 3bis dell’art. 4, della legge statutaria 12.11.2013, n. 1, recante “Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna”, è aggiunto il seguente:

“3ter. Nessuno dei generi può essere rappresentato, tra i capilista appartenenti al medesimo gruppo, in una misura superiore al cinquanta per cento, con arrotondamento all’unità più prossima”.

Coordinamento3 guarda alle prossime elezioni regionali in Sardegna e rilancia con forza il tema della rappresentanza di genere. L’associazione guidata da Carmína Conte rivolge un appello alla politica, alle istituzioni e al mondo dell’associazionismo perché sostengano la proposta di due emendamenti alla legge elettorale statutaria, pensati per scongiurare il reiterarsi dei pesanti squilibri fra uomini e donne nella composizione del prossimo Consiglio regionale e per rafforzare la doppia preferenza di genere.

Coordinamento3 ha affidato lo studio della complessa materia a due costituzionalisti, Carla Bassu, docente di Diritto Pubblico Comparato dell’ateneo di Sassari e Andrea Deffenu, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Cagliari.

I due esperti hanno individuato e messo a punto due emendamenti. “Il primo – spiega Andrea Deffenu – riguarda la sostituzione del comma 4 dell’articolo 4 della statutaria: dispone che in ciascuna lista circoscrizionale siano indicati alternativamente una candidatura femminile e una maschile, sempre in numero pari. Anche nel caso di due soli componenti in lista deve essere rispettata l’alternanza e la doppia preferenza”. 

“Il secondo – spiega Carla Bassu – è un comma aggiuntivo, dopo il comma 3bis dell’articolo 4: dispone che tra i capilista di uno stesso gruppo nessun genere, maschile o femminile, possa essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento”.

Carmìna Conte ha detto: “Le indicazioni dei due costituzionalisti rappresentano una piccola, grande rivoluzione e non ci faremo trovare impreparate all’appuntamento elettorale. La norma sulla doppia preferenza di genere ha certo incrementato la presenza femminile – ha spiegato – tuttavia il meccanismo di composizione delle liste, assieme ad un uso anche improprio e strumentale di questa importante conquista, non ha favorito l’elezione di un numero paritario di consigliere”. 

Da qui la necessità di nuovi strumenti “per scongiurare il reiterarsi, nella composizione del prossimo Consiglio regionale, di uno squilibrio anacronistico – ha aggiunto – 11 consigliere su 60, meno del 20 per cento, percentuali inaccettabili, che non fanno onore alla Sardegna nel contesto nazionale”.

Coordinamento 3 rimarca che sulla “questione della rappresentanza” è calato il silenzio e nessuna novità è scaturita a quattro anni e mezzo dalla “Carta di impegni per la parità”, sottoscritta da tutti i candidati alla guida della Regione e poi dimenticata. A un anno dalla celebrazione del 2° Congresso delle donne sarde, a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti dei partiti “la nostra marcia prosegue – conclude Conte- con gli strumenti innovativi messi a punto dai due insigni costituzionalisti Carla Bassu e Andrea Deffenu ai quali va tutto il nostro ringraziamento”.

Speriamo che le segreterie politiche dei partiti rette dagli uomini, non abbiano niente in contrario…

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2023-08-05

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