
La pièce che riporta “alla vita” Sarah Bernhardt
Sarah Bernhardt: vita e carriera
Nacque a Parigi il 22 ottobre 1844.
All’età di 18 anni, sotto la protezione del duca di Momy, terminò i suoi studi al Conservatorio ed entrò nella Comédie-Française che abbandonò 4 anni dopo, nel 1866.
Nel 1869 venne “scoperta” grazie a Le Passant di François Coppée e trionfò con il ruolo di Maria di Neuberg nel Ruy Blas d Victor Hugo.
Questi ruoli le avvalsero la richiamata della Comédie Française, dove lavorò sino al 1880.
Dopo essersi dimessa, decise di partire per l’estero e raggiunse New York, dove incontrò Thomas Edison con il quale registrò un brano di Phèdre.
Nel 1893 ritornò in Francia e diresse il Teatro del Rinascimento e il Teatro delle Nazioni. L’anno successivo chiese a Alfonso Mucha di disegnare alcuni manifesti per lei. La loro collaborazione, durata circa sei anni, sancì il secondo momento di splendore nella carriera dell’attrice.
Negli ultimi anni di carriera recitò in diversi film, tra cui Il duello di Amleto nel 1900 e Sarah Bernhardt a Belle Isle nel 1914.
Scrisse, inoltre, diversi libri e opere teatrali, e fu tra le ispiratrici della Berna (attrice descritta in À la recherche du temps perdu di Proust).
Morì a Parigi il 26 marzo 1923, all’età di 78 anni.
È considerata una delle più grandi attrici teatrali e cinematografa del XIX secolo.
La sua immensa carriera le avvalse il soprannome “La vox d’or” e “La Divina”.
“La divina Sarah”
Nel centenario della morte, Lucrezia Lante Della Rovere veste magistralmente i panni della straordinaria Sarah Bernhardt con la pièce “La Divina Sarah” (tratta da “Memoir” di John Murell), in una tournèe che fa tappa anche al Teatro Massimo di Cagliari.
L’opera (di Eric-Emmanuel Schmitt e diretta da Daniele Salvo), racconta una Sarah che, ormai prossima alla morte, ricorda le sue esperienze di vita chiedendo al suo fidato segretario George Pitou (interpretato da Stefano Santospago) di interpretare alcuni dei personaggi da lei incontrati nel corso della sua vita (la madre, la sorella, l’impresario, Oscar Wilde). Uno sguardo intimo che riporta in luce alcuni degli episodi più significativi della sua vita.
“La commedia è un gioco in cui la grande diva, una donna molto libera, fa esperienza di tutte le cose della sua vita e della sua morte” – racconta l’attrice romana – “Sarah Bernhardt, ormai sul viale del tramonto, prossima alla fine, parla con il sole e con le stelle, chiede al segretario di mettere in scena personaggi reali – la madre, la sorella, l’impresario, Oscar Wilde – e quando lui domanda il perché, risponde che recitare è l’ultima maniera per rimanere in vita”.
Aggiunge poi l’attrice – “Il messaggio di questa commedia è che il senso della nostra vita lo diamo noi attraverso la nostra immaginazione con quello che vogliamo raccontare di noi tramite essa e questo è quello che fa Sarah Bernhardt e che noi facciamo attraverso il nostro mestiere di attori”.



