Dall’Iran un’antico mestiere quasi scomparso: il maestro incisore Mostafa Ghoratolhamid

Gli antichi mestieri, quelli esercitati grazie a finissime competenze manuali, vivono purtroppo un momento di forte crisi. Coloro che resistono e tengono in piedi l'attività sono veri e propri maestri d’esperienza e tecnica impareggiabile.

Il dottor Mostafa Ghoratolhamid, maestro incisore e cesellatore, è l'ultimo tra i suoi colleghi a Cagliari a lavorare ancora esclusivamente a mano.

Dottor Ghoratolhamid, come e dove è cominciata la sua carriera lavorativa?

Il mio percorso inizia nel mio paese, in Iran. Avevo 12 anni e finito l’anno scolastico, sono andato a lavorare in bottega. Il mio maestro Mehdi Zuofan aveva diversi altri apprendisti, molto più grandi di me. Ho avuto molta fortuna, perchè ho lavorato con uno dei più grandi incisori ancora in vita nel paese. Ho lavorato sei anni con lui, dopo di che mi sono diplomato.

Cosa l’ha portata qui a Cagliari?

Ho lavorato due anni per conto mio,sempre nel mio paese, dopo di che ho deciso di venire in Italia per studiare. Ho fatto un anno a Perugia, all'università per stranieri, accedendo alla facoltà di ingegneria mineraria. Quando ho superato l'esame di ammissione mi hanno mandato a Trieste. Trieste è una bellissima città, ma non ci vivevo bene, dunque mi sono trasferito alla facoltà di ingegneria mineraria a Cagliari. Qui per mantenermi facevo questo mestiere, e lavoravo sia per conto mio che per molti orafi che avevano bisogno di incidere qualcosa. Diciamo che per l'85% dei miei studi mi sono mantenuto grazie ai miei lavori.

L’incisione su metallo è un lavoro che in pochissimi sanno fare qui a Cagliari, è corretto?

Se parliamo di lavori grossi come queli realizzati da me, mezzo metro per un metro, non credo si sia mai cimentato nessuno, un lavoro che porta via molto tempo, e richiede molta pazienza. Però ancora oggi c'è qualcuno che incide o lame di coltelli, o altri oggetti. L'incisione su superfici di metallo così estese non è una pratica tipica del cagliaritano, e più in generale del sud Sardegna. Da quello che so c'erano grandi maestri argentieri anche in Sardegna, che però effettuavano lavori di sbalzo per le chiese, crocefissi o altri calici lavorati molto bene. Se parliamo però tecnicamente di incisione non ricordo grandi esempi.

Quali e quante tecniche esistono per la lavorazione del metallo?

Esistono tre tecniche di lavorazione del metallo: una è l'incisione, nella quale il metallo viene asportato, nell'altra il metallo viene battuto con lo scalpello, senza asportazione del materiale, ed il terzo è il lavoro di bassorilievo e sbalzo. Queste ultime due lavorazioni si trovano in molti paesi, in sud america, asia centrale, India, nord africa, e Italia. Per quanto riguarda l’ incisione vera e propria ho visto pochi esempi fuori dal contesto iraniano. La tecnica dell'incisione su metallo è molto diffusa in Iran, sopratutto in certe citta come Isfahan, la mia città natale, o Tabas. Di solito si utilizza per decorare, abbellire e personalizzare oggetti dei quali si fa un utilizzo giornaliero, come piatti o vasi. Il primo a realizzare con questa tecnica veri e propri quadri incisi su metallo, da incorniciare per abbellire le case, è stato il mio maestro.

Lei lavora sulle lamine con martello e punte metalliche. Dove trova questa strumentazione?

Preparo da me le mie punte. Di solito un incisore sa quello che deve fare, e a seconda del lavoro che deve realizzare prepara anche i suoi strumenti. Ogni punta ha una sezione piramidale che viene usata per asportare il metallo. Di solito utilizzo strumenti preparati venti o trenta anni fa, però comunque può capitare di avere una traccia per la quale non ho lo scalpello adatto, allora mi tocca ricostruirlo. Il principio è lo stesso che seguono i pittori. Ogni pennello genera un tratto diverso, ed è necessario dunque sapere quale di questi sia più adatto al disegno che si vuole realizzare. Noi incisori dobbiamo fare da noi perchè non esistono in vendita i mezzi necessari al nostro lavoro.

Che genere di lavori realizza solitamente?

Alcuni non sono altro che miniature persiane andate su metallo, e quasi tutti sono delle piccole o medie miniature. Riportano per lo più elementi caratteristici della mia terra. La nostra pittura non è separabile dalla poesia, e così dalla musica. Le prime miniature risalgono a quasi mille anni fa. Quasi tutti i libri risalenti a quell'epoca contengono miniature, sopratutto i libri di poesia persiana, e questa è una tradizione che continua ancora oggi. Le miniature erano descrizioni disegnate nelle quali il miniaturista interpreta quello che ha letto secondo il suo gusto, ed il procedimento viene realizzato in maniera inscindibile dalla nostra musica tradizionale. Mi capita di andare in giro a recitare vecchi classici persiani, perchè poi chi fa il mio mestiere di solito è anche legato per questioni di lavoro alla poesia. Se io leggo, non so, due versi o tre versi, magari una piccola quartina, potrebbe anche saltarmi in testa di disegnare quella quartina, e interpretarla. Si impara molto dalla collaborazione fra diverse discipline.

Generalmente chi commissiona i suoi lavori?

Per alcune chiese ho realizzato diversi tabernacoli, ho fatto delle cibatte di assunta, di santa, qualche crocefisso cesellato a sbalzo. Poi ci sono i privati. Molte volte c'è qualcuno che deve andare in pensione dopo 40, 50 anni di lavoro, e magari ai colleghi viene l'idea di regalare qualcosa di unico. Poi spesso ci sono gli orafi che mi portano oggetti che non possono incidere a macchina, perchè con il macchinario certe lavorazioni non riescono. I macchinari che utilizzano gli orafi di Cagliari devono avere una superficie piuttosto piana perchè il lavoro venga bene, altrimenti il pantografo non riesce a lavorare.

Quale tema iconografico tipicamente iraniano riporta più spesso nei suoi lavori?

Nella nostra cultura esistono racconti legati ad un favoloso uccello che si chiama SIMORGH, conosciuto in occidente come 'araba fenice'. Questo uccello compare da sempre nella letteratura persiana. La leggenda vuole che gli uccelli dovessero decidere chi fosse il loro re. Tutti ne avevano uno: i felini il leone, gli esseri umani avevano il loro leader, e così gli altri animali. Per trovare il loro gli uccelli decidono di mettersi in viaggio, e per questa impresa viene selezionato un rappresentante per ogni specie di uccello esistente. Quasi centomila uccelli partono per questa straordinaria avventura. Il viaggio è lungo e difficile, e man mano che si va avanti quelli più deboli non ce la fanno. Alla fine del percorso quelli di loro che resistono alla lunga traversata arrivano davanti ad uno strapiombo. Dinanzi a loro una montagna con le pareti lisciate dal vento, dall'acqua e dal sole; un’enorme superficie riflettente. Erano rimasti solo in 30, ed in quell'immagine riflessa vedevano il becco di uno, l'ala di un altro, le zampe di un altro ancora e così via. Questa immagine composta viene interpretata dai 30 come l'immagine del loro re. In persiano 30 si dice SI, uccello si dice MORGH, quindi il nome del mitico uccello SIMORGH letteralmente significa 30 uccelli, ed è questa la ragione per la quale compare rappresentato in varie forme. L’uccello riappare di nuovo nella storia di due personaggi epici e del loro figlio, il quale diventerà uno degli eroi più grandi della letteratura persiana. Sino a poco tempo fa compariva come simbolo della compagnia aerea di bandiera.

Secondo lei c'è spazio per poter imparare il suo mestiere e portarlo avanti da parte di un ragazzo che volesse cominciare?

E' difficile. Si potrebbe provare attraverso qualche scuola orafa, oppure qualche scuola di argenteria, per inserire un corso di incisione all'interno di quell'ambito. Pensare di insegnare direttamente questo mestiere lo vedo difficile. Generalmente non si ha tempo da dedicare ai ragazzi. Però penso che se ci fossero dei maestri che potessero prendere qualche ragazzino e insegnare il mestiere sarebbe una bella cosa, magari con l'appoggio di qualche scuola. Il tutto dovrebbe essere organizzato bene: un artigiano come me non può organizzare una cosa del genere. Io devo aprire, sbrigare le cose mie, pagarmi l'affitto, pagarmi tutto ciò che occorre per eseguire i lavori. Dovrei avere un sostegno esterno, come ad esempio far rientrare il lavoro in bottega in un corso professionale. Diversamente dovrei stabilire un costo per il corso, ed insegnare un mestiere ad un ragazzo facendo pagare un sacco di soldi non so quanto sia poi conveniente per lui. Pensare ad un'esperienza da apprendista come quella che ho vissuto io è molto difficile in una società che prende tutt'altra direzione, e tornare indietro è davvero complicato.

Ricorda con particolare affetto qualche lavoro?

Si. Avevo 17 anni, e lavoravo ancora in bottega con il mio maestro. Dalla Spagna ci avevano commissionato la realizzazione del 'Cenacolo' di Leonardo Da Vinci su una lastra di metallo di 80 cm per 140 cm. Oltre al disegno centrale, la cornice era completamente lavorata, incisa e traforata. Quando ho avuto davanti agli occhi la stampa a colori dell'originale di Da Vinci la mia reazione è stata di stupore e meraviglia. Abbiamo lavorato almeno in due su quel lavoro, per sei o sette mesi, ed una volta terminato il risultato era davvero uno spettacolo. In quel momento decisi: 'Se un giorno andrò in Italia, la prima cosa che farò sarà andare a vedere il Cenacolo di Da Vinci'

E c'è riuscito?

Si, certamente. E sono stato anche fortunato in quella circostanza. Ero a Milano per vederlo, un amico mi accompagnava. In quel periodo era sottoposto a restauro, e nessuno era autorizzato a visitare il sito dei lavori. Un operaio prese in simpatia me e il mio amico, e ci portò eccezionalmente a visitare l'opera d'arte. Ebbi la possibilità di vedere il capolavoro ad una distanza ravvicinata, privilegio riservato solo agli addetti ai lavori, ed una volta accese le luci, ed avuto dinanzi agli occhi quello spettacolo, l'emozione è stata fortissima. Ho idea di realizzarlo di nuovo, sono anni che ci sto pensando, ma non è facile.

Dove possiamo vedere i suoi lavori?

Nella mia bottega, in via della Pineta 187 a Cagliari, o su facebook

Di solito faccio una, massimo due mostre all'anno, poi dipende da dove espongo. Precedentemente all'evento si cerca di pubblicizzarlo, e in questo le nuove tecnologie ci vengono parecchio incontro. Generalmente collego alla mostra anche delle letture in metrica di poesie persiane, e alla mia lettura viene affiancata una traduzine in lingua italiana ed un accompagnamento musicale, che può essere di violino, chitarra, o launeddas. Il pubblico apprezza molto perchè la nostra lingua (il Farsi) è piuttosto musicale: non ha i suoni gutturali dell'arabo ma ha delle sonorità più dolci, simili al francese.

Autore

2017-12-12

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